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I diritti dei consumatori nel XXI secolo: un intervento di Silvia Calamandrei

Pubblichiamo alcuni passaggi dell’intervento su diritti dei consumatori e Costituzione della nostra Presidente Silvia Calamandrei all’EXPO consumatori Assoutenti, Roma 11 maggio 2018

Tavola Rotonda Consumatori e Costituzione

Ringraziando gli organizzatori dell’invito a questa significativa manifestazione, che si colloca nel 70o anniversario della entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, colgo l’opportunità per parlarvi in una triplice veste, quella di chi ha lavorato per circa vent’anni nell’Unione Europea in un organo consultivo, il Comitato economico e sociale (il CNEL europeo), e più esattamente nel segretariato della Sezione ambiente salute pubblica e consumo, seguendo molti dossier attinenti alla protezione dei consumatori; in seconda istanza, soprattutto a partire dal 2006, in qualità di curatrice delle opere, riedizioni ed archivi del costituzionalista Piero Calamandrei, mio nonno, le cui citazioni continuano a circolare autorevolmente nel dibattito odierno a proposito della genesi della Costituzione e delle sue modifiche; e infine di presidente di una Biblioteca Archivio a lui intitolata, istituzione culturale del comune di Montepulciano.

Ė curioso che da noi in Italia non ci sia stato ricorso ai meccanismi più semplici e lineari di emendamento della Costituzione (articolo 138) per ampliare ed aggiornare diritti ormai avvertiti come necessari dall’opinione pubblica, mentre si siano sempre intrapresi tentativi di revisione massiccia con referendum, peraltro non approdati ad esito positivo, salvo per quanto riguarda la modifica dell’articolo V, che richiede comunque nuovi correttivi. Deriva forse dalla cultura emergenziale che caratterizza gli ultimi decenni, nei quali è difficile intraprendere operazioni ordinarie di riforma ed innovazione, alla ricerca di una continua quadratura del cerchio. Si trascurano così strumenti di intervento che gli stessi Costituenti ci avevano lasciato in eredità, come l’articolo 138, rincorrendo una nuova grande riforma e dandosi ambizioni costituenti per le quali non si è all’altezza.

Se la prima preoccupazione dei Costituenti fu il ripristino delle libertà conculcate dalle dittature e l’espansione della persona e dei suoi diritti socio-economici eliminando gli ostacoli alla sua piena partecipazione alla vita pubblica, riducendo le diseguaglianze, oggi ci troviamo di fronte ad una società di cittadini consumatori bombardati da un eccesso di informazioni sulle quali non sempre è facile esercitare una autentica libertà di scelta, mentre i dati e l’identità personali possono essere utilizzati da terzi per manipolare ed influenzare tali scelte.

Proteggere il cittadino consumatore in questo nuovo contesto, nella società dell’informazione e della digitalizzazione significa garantirgli parità di accesso, evitando le discriminazioni, ma anche cultura e capacità di discernimento: nuove competenze di cui l’educazione deve farsi carico.

Come ben illustra il manuale di diritto dei consumatori curato da Guido Alpa e Antonio Catricalà, se oggi la formula “consumo dunque sono” di Zygmut Bauman ha sostituito il cartesiano “Cogito ergo sum”, questa mutazione è relativamente recente nella società italiana ed il vocabolo “consumatore” è penetrato nella nostra cultura giuridica relativamente tardi.

Negli USA il presidente Kennedy già nel 1962 diceva “all of us are consumers” (non solo berlinesi….) e definiva un ampio programma in difesa dei consumatori, definendo il dritto alla sicurezza, all’informazione, alla libertà e capacità di scelta, all’accesso alla giustizia.

Da noi questi diritti sono penetrati grazie all’Europa, e alla costruzione del mercato unico europeo, ed è dal 2005 che siamo dotati di un Codice del consumo.

La politica dei consumatori è andata acquisendo gradualmente a livello europeo uno statuto proprio nel nuovo Millennio, ulteriormente rafforzata dall’intensificarsi del commercio transfrontaliero, dalla globalizzazione e dalla diffusione dell’utilizzo di Internet e delle tecnologie informatiche.

Come conseguenza in Italia, in assenza di espliciti riferimenti Costituzionali, l’armonizzazione europea della tutela della salute e della sicurezza ha potuto trovare basi di riferimento nei principi fondamentali della Costituzione e nei titoli II e III, così come la protezione dell’ambiente è venuta ad inserirsi tra la tutela della salute e la protezione del paesaggio.

Mentre sul volgere del secolo scorso le preoccupazioni principali andavano alla salute e alla sicurezza, e alla garanzia della non pericolosità e della durevolezza dei beni, a partire dal nuovo millennio – come diceva Rodotà già nel 2001- i cittadini mostrano di preoccuparsi sempre di più del loro “corpo elettronico”, di una esistenza sempre più affidata alla dimensione astratta del trattamento elettronico delle loro informazioni. Le persone sono ormai conosciute da soggetti pubblici e privati quasi esclusivamente attraverso i dati che le riguardano, e che fanno di esse una entità disincarnata. Con enfasi riduzionista, per molti versi pericolosa, si dice che “noi siamo le nostre informazioni”. La nostra identità viene così affidata al modo in cui queste informazioni vengono trattate, collegate, fatte circolare.

Di fronte ai nuovi sviluppi, ad una società globale e parcellizzata in cui i corpi intermedi stentano a farsi carico di una crisi di rappresentanza che logora i partiti politici, la battaglia per costituzionalizzare i nuovi diritti acquista grande importanza, così come è essenziale la tutela e la sicurezza del diritto del cittadino-consumatore alla trasparenza, all’ informazione e all’accesso alla giustizia.

Non pensiamo solo al consumatore di prodotti, ma all’utente dei servizi essenziali, e al fruitore dei beni artistici e culturali, del paesaggio, di quel patrimonio comune di cui è fatta la nostra civiltà italiana, ad alta densità di monumenti e beni storico-artistici. Assistiamo ad una moltiplicazione delle posizioni in cui l’individuo viene a trovarsi in una società complessa, di consumatore e gestore, di fruitore e produttore e creatore di beni, servizi e informazioni, di fornitore di beni e servizi e di utilizzatore degli stessi. In un’economia circolare ciascuno di noi si trova di volta in volta in un punto del cerchio. Quando i turisti invadono le nostre città d’arte e come residenti ne soffriamo e ce ne lamentiamo, dimentichiamo di essere noi stessi a nostra volta consumatori di spazi e di beni che potremmo mettere a repentaglio se non ne facciamo un uso moderato e consapevole, quando siamo noi a spostarci. Nel Selfie del mondo Marco d’Eramo ha ben descritto questa schizofrenia del turista, altra incarnazione del consumatore da proteggere ma anche da rendere consapevole.

I Costituenti erano sicuramente uomini del loro tempo, appena usciti da una guerra distruttiva e ansiosi di avviare la ricostruzione respirando la nuova aria della libertà. La griglia dei diritti fondamentai iscritti nel patto repubblicano, contemporaneo alla carta delle Nazioni Unite, è sicuramente in grado di accogliere nuove esigenze e nuovi bisogni, arricchendo la solidarietà e gli entitlements che costituiscono la nuova soglia della cittadinanza. Rileggiamo l’articolo 3, che io sento recitato con l’accento toscano di Calamandrei nel discorso agli studenti milanesi del 1955:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Credo che in esso ci sia il fondamento dinamico dell’arricchimento e dell’estensione dei diritti nel nuovo Millennio, costituzionalizzando i nuovi diritti del cittadino consumatore, utente e fruitore di beni materiali e culturali, servizi, informazioni.

Ma per quanto riguarda la formazione, l’informazione e la cultura del cittadino consumatore è evidente l’importanza dell’art. 9 sullo sviluppo della cultura così come a livello europeo la dimensione culturale acquista sempre maggior rilievo. E’ di questi giorni, in occasione della giornata europea del 9 maggio, la riflessione dello scrittore spagnolo Cercas sulla importanza della cultura europea, anche se non rientra propriamente tra le competenze dell’Unione, così come mi rallegro che il nuovo presidente del CESE, un italiano proveniente dalle associazioni del volontariato, Luca Jahier, abbia indicato tra le priorità del suo mandato la cultura, in questo 2018 che è l’anno europeo del Patrimonio culturale, invocando un Rinascimento europeo.

In quanto Presidente di una Biblioteca Archivio, l’Istituzione intitolata a Piero Calamandrei dal comune di Montepulciano, considero questa salvaguardia e diffusione della cultura soprattutto a beneficio delle nuove generazioni il compito prioritario da perseguire, allargando la nostra utenza e puntando sui lettori fin dalla primissima età, con il programma Nati per leggere, lanciato a livello nazionale per contrastare l’analfabetismo di ritorno sempre più diffuso nell’era digitale. Perché se non c’è lettura e capacità di interpretazione, nessuna etichetta aiuterà il consumatore ad orientarsi nelle scelte e ad affermare i propri diritti. E nessuna tutela può sussistere se non si è capaci di leggere ed interpretare le clausole nascoste nei contratti o le garanzie previste all’acquisto di un prodotto.

 

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