Sandra Bonsanti, con Stefania Limiti
Colpevoli, Gelli,
Andreotti e la P2
Milano, Chiarelettere, 2021
Nel 40mo del ritrovamento degli elenchi della P2 a
Castiglion Fibocchi si registrano tante iniziative editoriali e mediatiche che
rievocano la stagione delle stragi, delle trame nere, dell'inquinamento dello
Stato ad opera eii poteri occulti e delle mafie. Ma questa della Bonsanti è una
vera e propria requisitoria, basata sulla sua lunga esperienza di cronista
autorevole di quella stagione, individuando responsabilità pesanti nella classe
dirigente del paese, intesa in senso lato (non solo le istituzioni e i partiti
ma la stampa e i media) talvolta complice, talvolta collusa, talvolta
semplicemente inerte e ignava.
A chi invoca l'oblio e dice che "l'Italia si è sempre
risollevata", come fanno Luciano Violante o Paolo Mieli replica:
Sì,
l'Italia si è sempre risollevata. E per farlo ha lasciato i morti senza verità.
Abbiamo ancora la possibilità di scalare la montagna. Pensavamo che non fosse
"la nostra montagna", che non ci riguardasse. Volevamo uscire dal gioco. Vorrei
che questo libro, le mie esperienze e le tue riflessioni [della intervistatrice
Stefania Limiti], servissero a non uscire dal gioco. A studiare senza
pregiudizi la storia del dopoguerra. Prima dell'oblio, scaliamo la montagna.
La
domanda accorata di Sandra Bonsanti è se fosse stato possibile fermare il
meccanismo del segreto prima che lo Stato diventasse uno Stato infedele. Tanti
avrebbero potuto fermare lo Stato deviato e non lo hanno fatto opponendo il
"segreto di Stato" (anche Moro, che ne sarebbe stato vittima). Dice di non fare
nomi, ma i nomi si trovano nella sua ricostruzione, così come quelli di tanti
fedeli servitori che invece hanno fatto il proprio dovere, subendone le
conseguenze, talvolta fatali.
Chi c'era dietro Gelli? Oltre a Belfagor c'era anche un
Belzebù, come dichiarò Bettino Craxi? Quanti omissis ci sono nei diari di
Andreotti?
Gli interrogativi che la Bonsanti si è posta durante il
confinamento COVID riguardano l'eredità da lasciare alle generazioni future:
cosa abbiamo fatto dell'Italia libera che ci era stata consegnata? E quanto le
trame eversive hanno inquinato la nostra fragile democrazia?
Il libro appassiona per la passione civile e la capacità
narrativa della giornalista, che fa rivivere i ricordi dei tanti incontri,
interviste e reportage all'inseguimento della verità, senza badare a minacce
velate che le vengono da fonti anche insospettabili.
Una lezione di giornalismo senza autocensure e compiacenze
verso i potenti.
(Silvia Calamandrei)